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Lo avevamo intervistato lo scorso anno (leggi qui), quando era uscito dai radar di Benetton e Nazionale a causa di un infortunio muscolare importante patito durante il 6 Nazioni. Oggi Edoardo “Ugo” Gori ha 29 anni e ha colto l’occasione per un’esperienza che non aveva ancora provato nel corso della sua già lunga carriera: giocare in un campionato estero. Da alcune settimane è in forza al Colomiers in ProD2, il secondo campionato francese, e venerdì scorso è stato protagonista della grande rimonta della sua squadra sul campo del Grenoble, pur entrando dalla panchina.

 

Da 20 a 3 per Grenoble nel primo tempo al 23 a 20 per Colomiers, hai partecipato a entrambe le mete della tua squadra e dallo scatto che ti abbiamo visto fare nella prima occasione si direbbe che stai bene.

“Sì mi sento bene, ho fatto solo tre settimane di preparazione perché sono arrivato a luglio e poi ci sono state delle amichevoli, ma sono contento. L’infortunio dello scorso anno è passato, devo sempre starci dietro, lo so e basta. Oggi non mi alleno perché venerdì ho preso un placcaggio preciso su un ginocchio, è un po’ gonfio, ma so che devo lavorare bene quando sto bene e vado avanti.”

 

Che ambiente hai trovato a Colomiers?

“Lo scorso anno i ragazzi si sono salvati alle ultime due giornate, è stata molto dura e proprio per questo c’è una voglia di lavorare e sacrificarsi che quest’anno sarà molto utile. E’ un gruppo di qualità, un bel mix tra giovani ed esperti, si può far bene. Il livello dei giocatori in ProD2 è molto buono, invece a livello di struttura di gioco siamo molto indietro rispetto al Pro14. Ci si concentra molto di più sul gioco offensivo e sull’iniziativa personale, sullo spettacolo. Però come dicevo la qualità dei giocatori è molto buona, dei 40 giocatori di Colomiers almeno 30 li porterei a Treviso ad allenarsi e giocare.”

 

Si dice spesso che il ProD2 è comunque superiore al campionato italiano, che ne pensi?

“Sicuramente a livello organizzativo, venerdì abbiamo giocato a Grenoble con 12mila spettatori e la partita in diretta TV, a Perpignan ce n’erano 25mila. Le realtà sportive qui sono di un altro mondo rispetto al Top12 italiano. Colomiers non è una delle squadre favorite del campionato, ma probabilmente ha un budget simile a quello di Treviso, allo stadio ci sono sempre 9mila persone. Quando sono arrivato mi ha stupito vedere il livello del movimento francese e mi sono chiesto: com’è possibile che la Francia come Nazionale non sia sempre al vertice mondiale? Qui ci sono almeno 30-35 squadre completamente professionistiche, dalle giovanili arrivano ragazzi con qualità incredibili che se fossero in Italia diresti: “Tra due o tre anni questi sono in Nazionale”, invece qua magari faranno tutta la carriera in ProD2.”

 

E che risposta ti sei dato a questa domanda?

“Il fatto è che le squadre investono molto sui giocatori, ma meno sullo staff tecnico, qui ad esempio lo staff è composto da due persone e da altri tre consulenti che vengono due volte a settimana. Per questo la struttura di gioco è un po’ indietro. In campionato si gioca sì per vincere, ma allo stesso tempo per fare spettacolo e dare qualcosa ai tifosi, le partite sono belle, appassionanti, ma non sono pragmatiche come quelle inglesi e questo si riflette alla fine anche nel gioco della Nazionale, si perde in efficacia.”

 

In passato avevi mai ricevuto altre proposte per giocare all’estero?

“Avrei sempre voluto fare un’esperienza del genere, fino a due anni fa ci sono stati molti interessamenti, ma non sono riuscito a chiudere, un po’ per paura di perdere la Nazionale, un po’ perché non sono arrivate offerte precise e con Treviso stavo bene, non volevo rischiare. Quest’anno avevo le spalle al muro e ho aspettato un po’ di più, avevo una parola con Mogliano, ma poi è arrivata questa proposta che non potevo rifiutare, mi è dispiaciuto molto per come è andata e Endrizzi è stato gentilissimo a capire la situazione.”

 

Si avvicinano i Mondiali, come hai visto la Nazionale?

“Con la Russia si è vista tutta la differenza tra una squadra abituata a sfidare le migliori al mondo e una squadra di livello più basso. Con l’Irlanda è stata più dura anche se il livello è stato simile. Ai Mondiali con Nuova Zelanda e Sudafrica sarà molto dura, anche se non si sa mai cosa può succedere. I nostri ragazzi hanno lavorato bene e tanto, sono carichi, per cui secondo me si può fare bene. Qualche anno fa Zebre e Benetton perdevano spesso ed era impossibile che i giocatori poi arrivassero in Nazionale con la fiducia e la confidenza necessarie per vincere. Oggi abbiamo Treviso che ha appena finito un campionato eccezionale, ha un ottimo staff, anche a Parma c’è stato un grosso miglioramento quindi si vedranno nel breve anche i risultati con la Nazionale. Teniamo conto che rispetto alle altre nazioni noi siamo sempre indietro, dobbiamo sempre dare il 100% per essere competitivi e magari non basta. Non si può chiedere a 30 ragazzi di portare la responsabilità di rimediare ai problemi di tutto il movimento. La pressione che c’è nell’ambiente della Nazionale non dovrebbe essere sui giocatori, ma dovrebbe essere impiegata a capire perché siamo indietro e cosa possiamo fare per far crescere il nostro livello.”

 

Nel tuo ruolo in Nazionale è arrivato dal nulla Callum Braley.

“Sì l’ho conosciuto in ritiro a L’Aquila, è un ragazzo in gamba, intelligente, ha voglia di fare, ci tiene a giocare e darà il massimo. Certo che a Treviso è arrivato Trussardi, ha giocato nell’Under 20, potevano portare lui, un ragazzo giovane, in gamba, è forte, per fargli fare esperienza… Con Trussardi si poteva dare un segnale bello a tutto il nostro movimento.”

 

 

 

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