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Ferrari: Cheika gli oppone prima Sio poi Smith. Lui se li divora entrambi. Se annunciare certezze non portasse (troppa) sfiga, diremmo che l’Italia ha trovato il nuovo Castrogiovanni

Nota a margine di Australia - Italia: a quanti me l’hanno chiesto, via sms, al telefono o di persona (non frequento alcun social, per mia fortuna), rispondo che NON lo so se questa con l’Australia sia da consegnare agli annali del nostro rugby alla voce “sconfitte onorevoli”. Non lo so e non lo voglio sapere. Forse, anzi sicuramente, c’è onore anche in certe sconfitte. El Alamein, per non andare troppo distanti. Dove andò a combattere e a morire una fetta significativa della nostra migliore gioventù. Ma qui stiamo parlando e scrivendo di un gioco. E quando si gioca, lo si fa con solo obiettivo: vincere. Obiettivo che quando non viene colto si chiama sconfitta. Fine della discussione. Per me.

Pagelle:

Padovani: è una Duna a un raduno di Audi. Finché le seconde procedono a passo di vasca (leggasi: andatura da passeggiata sotto i portici del centro) la differenza non si nota, o si nota poco. Ma quando quelle vere decidono di provare a far girare il motore su regimi degni del loro rango… l'utilitaria di casa Agnelli fatica a scorgere la targa. Destino di chi dalla natura ha avuto in dote un numero molto ridotto di fibre bianche. Paradigmatico (!?) il suo comportamento sull’azione di Hodge che si è conclusa in meta allo scadere. In pratica ha accompagnato l’australiano per qualcosa come 70 metri senza mai dare l’impressione di poter competere quanto a velocità e ad efficacia della corsa. Ha colpe anche sulla meta di Folau al 14’. Il resto della partita non è stato un granché. Nel taccuino restano un paio di buoni chip dx-sx e la meta segnata al 64’, su gentile concessione di Haylett-Petty travestito da cameriere. Ha in azzurro minutaggi importanti, pare che di lui si stia interessando Tolone. Magari siamo noi che non ci capiamo una cippa. Voto: 5

Esposito: inadeguato. Non a questa Nazionale, ma all’alto livello cui questa squadra, e giustamente, punta come obiettivo finale, strategico. In difesa non è ben chiaro quali siano i meccanismi che governano le sue linee di corsa e i suoi tempi di intervento, l’unica volta che gli capita di giocare oltre la difesa, non trova di meglio da fare che sbadilare l’ovale all’indietro per la gioia degli australiani che, con pazienza costruiscono, con Hooper, l’azione che porta Folau in meta in situazione di 3 contro nessuno sul lato destro del fronte d’attacco. Voto: 4

Campagnaro: che sia il migliore della nostra linea arretrata è dato scontato e assolutamente banale. In effetti lui è qualcosa di meglio e di più: è l’unico giocatore di alto livello internazionale a vestire attualmente la maglia azzurra. Sa dove andare, sa cosa fare e sa farlo bene. Il tutto su un apparato motorio di assoluto pregio. Per conferme chiedere a Naivalu, che al 35’ ha tentato invano di inseguirlo in occasione della sua marcatura personale in prima fase. Spettacolare il suo “scippo” in tuffo sulla linea del vantaggio al 67’. Al termine di una stagione che certamente poco dispendiosa non è stata, il miranese ha ancora smalto e ottani nel serbatoio. Ma, soprattutto, ancora tanta voglia di far fatica e di spendersi per il bene della squadra. Grande! Voto: 9

Boni: autore di una buona prestazione che, forse, stupisce solo quanti non lo conoscevano. Gioca con raziocinio e consistenza sia in attacco sia in difesa. La sua linea di corsa che libera Venditti all’interno per la meta di Campagnaro è da antologia del buon rugby. Placca e corre, quando serve sfodera una discreta tomaia in chiave tattica. Evita una meta fatta asfaltando Quade Cooper sulla linea di meta al minuto 72’. Peccato per quell’uno contro uno mancato al 62’ dentro i 5 metri sulla sinistra dei pali. Fosse riuscito sarebbe stata partita da incorniciare. Ma avrà altre occasioni. Ne merita. Voto: 8

Venditti: rimangono in memoria un paio di salite su gioco tattico al piede che si esauriscono al momento del duello aereo con l’avversario. Che non ingaggia per precisa volontà di non farsi del male o perché poco confidente nei propri mezzi. Al 21’, quando da terra e in piena zona di collisione, raccoglie palla e abbozza un tentativo di passaggio, sorge il dubbio che non conosca (molto bene) il regolamento di gioco. Bello ed efficace l’offload in piedi per la meta di Campagnaro, e assolutamente ortodosso il suo ingresso nella linea d’attacco all’interno di Boni. Da applausi anche quello per la “non meta” di Budd al 7’, che solo un Tmo in cerca di inutile protagonismo rende vano, vedendo un dito dell'abruzzese a contatto dell’ovale mentre la punta della sua scarpa lambisce la linea bianca laterale. Sarà che da lui si tende sempre a pretendere un filino in più di quanto può effettivamente dare, sarà che non è esattamente uno che la palla la va a cercare. Nella speranza di tempi migliori, voto: 6 meno meno

Allan: nella colonna delle cose buone, stavolta è giusto metterci la percentuale di realizzazione dalla piazzola. Davvero notevole. Bene anche il cross da cui nasce la meta di Padovani. Al 49’ azzecca tempistica e direzione di un sostegno al largo su Tebaldi ma riceve dallo stesso un’indegna pallonata sulla spalla destra in luogo del passaggio che si aspettava e che gli era a tutti gli effetti dovuto. Al 50’ vede arrivare Hunt alla velocità di un Freccia Rossa e butta via la palla in tutta fretta nel tentativo (risultato vano) di evitare il frontale. Si rialza apparentemente intatto ma nell’azione successiva viene investito da in Tir carico di manufatti in cemento. Esce per il protocollo anti concussion e poi rientra. Coraggioso. Ma fisicamente è davvero poca cosa. Voto: 6

Tebaldi: qualcosa di molto simile al figliol prodigo. In onore del quale Conor O’Shea ordina che si faccia festa (leggasi: gli assegna il ruolo di mediano titolare). Lui ripaga la fiducia esibendo, nel corso dei 60’ che trascorre sul terreno di gioco, linearità ed efficacia in dosi non residuali. Usa bene il piede nel box dalla base del punto d’incontro, alimenta la continuità e, quando serve, prende su di sé l’onere della scelta tattica. Commette qualche errore dovuto alla calante lucidità che costa un paio di possessi ma nel complesso dimostra di meritare altre prove. I maligni diranno che, attualmente, per rendere più di Gori con la maglia n.9 non è che ci voglia una competenza sterminata e un talento inarrivabile. Sarà. Però lui il mestiere lo conosce. Il che non è poco, ammettiamolo. Voto: 6 ½

Van Schalkwyk: non ha mani educate, capaci di avere con la palla un rapporto di sana e matura complicità. La struttura fisica e il suo raggio d’azione farebbero propendere per un suo impiego una linea più avanti della terza. Ma O’Shea scommette su di lui come n.8 e lui risponde con una prestazione di complessiva sostanza. Molto bene in rimessa laterale, discrete alcune sue partenze dalla base del pacchetto, lavora, bene e tanto, nel raggruppato avanzante e, quando gli capita di recuperare un pallone sulla linea del vantaggio, usa con perizia il destro a scavalcare. Segno che il gioco lo conosce e che in ogni circostanza prova a ragionare. I suoi chili e la sua aggressività al servizio della causa comune sono patrimonio che questa Italia non dovrebbe sottovalutare. Voto: 7

Mbandà: partita senza acuti. Quando il ritmo e l’intensità generale si alzano oltre un certo limite, tende a defilarsi, a scomparire. Non per sua scelta ma per oggettive e incolpevoli inadeguatezze. Diligente e scrupoloso all’interno di meccanismi difensivi che prevedono precise alternanze di posizioni sul campo, attento e reattivo in zona di collisione, paga un tonnellaggio ridotto nei confronti della concorrenza. Il suo placcaggio non è mai dominante e sull’impatto, quando va bene, pareggia. Comincia la partita sparando malamente una pallonata all’indirizzo di Van Schalkwyk che avrebbe meritato esito migliore (c’era vantaggio). È giovane, può solo migliorare. Voto: 6 meno

Minto: tanto volume, tanti placcaggi alle caviglie, poco gioco palla in mano. Mai determinante. Comincia subendo la carica di Timani, al quale riesce a opporre poco in termini di sportellate. A occhio, nell’attesa di leggere i report ufficiali, il suo work rate resta però fra i più alti della squadra. Il problema è che siamo in molti a ricordarci com’era qualche stagione fa. E a sperare che torni a esprimersi su quei livelli. Voto: 6

Budd: il suo sostegno a Venditti in avvio meritava la meta. Lotta e si da parecchio da fare nelle fasi statiche, senza dimenticare di essere nato terza linea e di conoscere gli spazi allargati. È arrivato alla magli azzurra “da grande” e grazie a una riconosciuta maturità riesce a fornire alla squadra l’aiuto di cui ha bisogno. Quasi mai decisivo ma sempre molto partecipe e dedicato. Ragazzo d’oro. Voto: 6

Fuser: poca roba sul taccuino ma l’impressione generale è che cominci a entrare nella modalità “alto livello”. Con tutti i limiti di un fisico ancora da potenziare e di una determinazione i via di competa definizione. I centimetri ci sono, l’età è quella giusta. Il tempo dovrebbe lavorare per lui. E per il resto della squadra, si spera. Voto: 5 ½

Ferrari: Cheika gli oppone prima Sio poi Smith. Lui se li divora entrambi. È forte, è in forma e quando placca fa male. In chiusa tiene il lato opposto all’introduzione con la perizia di un veterano e con l’esplosività di un ragazzo che ha deciso di fare strada in questo mondo ovale. E di farne tanta. Se annunciare certezze non portasse (troppa) sfiga, diremmo che l’Italia ha trovato il nuovo Castrogiovanni. Anzi, a rischio di apparire eretici se non addirittura blasfemi, affermiamo convinti (lo siamo) che il milanese ha i numeri per diventare più forte del noto collaudatore di materassi. La sua posizione in mischia chiusa, tanto per dirne una, è molto più pulita e stabile rispetto a quella del grande Martin. Voto: 9

Bigi: lancia bene, in chiusa c’è e in giro per il campo pure. Quando serve è in grado di fare pulizia nei pressi dell’allineamento, recuperando palloni vaganti anche sotto pressione. Da rivedere, palla in mano, quando le condizioni generali di gioco lo permetteranno.  Per esempio in Pro 12. Onesta partita. Voto: 6

Lovotti: insieme con il suo compare Ferrari, per poco più di un’ora, mette in crisi (e in croce) i piloni down under. Non è un novellino, sa cosa ci si aspetta da lui in campo e si applica con diligenza e una certa “passione” al ruolo di faticatore che gli è stato assegnato. Qualcuno opinerà sulla reale consistenza del suo diretto avversario in maglia gialla. Si accomodi, nessuno ha intenzione di mettere divieti. Però resta l’evidenza di una partita davvero ben giocata. Voto: 7

Hanno giocato scampoli (almeno 20’) di partita:

Benvenuti - voto: 8 (un punto per la meta)

Gori – voto: 5

Lazzaroni - voto: 7

Steyn – voto: 4 (giallo in superiorità numerica, un punto sotto e meno di 10’ alla sirena. Sciagurato. Anzi: sciagura)

Gega: – voto: 6

 

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Foto Twitter @ExeterChiefs