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Sara Barattin, capitana della Nazionale donne dal Sei Nazioni del 2013, tre scudetti quando era una della Panthers targate Benetton, poi a Casale e recentemente “in missione” a Villorba (sempre in provincia di Treviso, casa sua) a divertirsi e a spezzare il pane di una disciplina ormai definitivamente uscita dal novero delle pratiche “strane” degli sport di squadra, per sedere con assoluta e solare pari dignità nei consessi più prestigiosi e competitivi dello sport mondiale. In partenza per Tirrenia dove domani scatterà il terzo raduno pre Mondiale, accetta di raccontare e di raccontarsi a Rugbymeet.

  • Partiamo da lontano. Sei Nazioni 2017, zero vittorie e un Cucchiaio che alle donne del rugby ancora mancava. Come è potuto accadere?
  • Tutti gli sport, anche quelli di squadra che sono imprevedibili e impronosticabili per definizione, rispondono a qualche regola, hanno alcuni comandamenti da rispettare. Uno di questi dice che se la squadra non trascorre un congruo numero di ore e di giorni sul campo, insieme ad affinare tecniche, a cementare legami e meccanismi…
  • … poi in campo le cose non funzionano?
  • Senza colpe particolari di alcuno ma, insisto, per una basilare legge dello sport che va, o andrebbe, rispettata. Dall’ultima partita del Sei Nazioni 2016 che abbiamo disputato a marzo, semplicemente, io e le mie compagne di squadra, siamo tornate a lavorare insieme alla vigilia del debutto nel Torneo 2017. Basta fare i conti… è quasi un anno intero. I risultati non potevano che essere quelli che sono stati.
  • Una situazione a tutti gli effetti eccezionale, figlia di contingenze federali…
  • Figlia di uno stato di cose che ha imposto al movimento scelte anche dolorose. Niente di più. Ma cose che fanno parte del passato. Ora il registro è cambiato, arriviamo a disputare questo Mondiale certe di aver fatto un’ottima fase di preparazione. E con la consapevolezza che l’appuntamento che ci aspetta è a tutti gli effetti importante. Per noi che saremo in campo, per tutte quelle che sono rimaste a casa e per il rugby italiano in generale, mi piace pensare.
  • Sarà un’Italia che punta in alto, al passaggio del turno. Basta battere Spagna e Usa…
  • Che non è esattamente come prendere cappuccino e cornetto la mattina al bar. La Spagna è, storicamente, il nostro tallone d’Achille. Quella che ci ha negato la soddisfazione di prendere parte al Mondiale 2015. Con le iberiche abbiamo vinto e perso quasi in ugual misura. Le nostre sono sfide sempre sul filo dell’incertezza più assoluta, partite difficile da interpretare e dal risultato assolutamente imprevedibile. Equilibrio totale.
  • E le americane?
  • Ci abbiamo giocato contro solo una volta, nel 2013, e ci hanno massacrate. Troppo forti fisicamente, oltretutto potenziate da elementi specialiste del Seven. A distanza di anni mi sento di dire che noi siamo molto cresciute e che stavolta, su questo puntiamo, saranno la nostra tecnica e la nostra organizzazione di gioco a pareggiare e possibilmente ad avere la meglio sulla loro strapotenza atletica. Una cosa è certa: saranno due grandi partite!
  • Quarta del girone è l’Inghilterra campione in carica. Davvero troppo forte per tutte?
  • Davvero forte, questo sì. Sul troppo ci andrei piano. Al Sei Nazioni ci hanno battute ma abbiamo segnato tre mete e, forse, una più oculata gestione della parte finale del match… Non voglio dire che sono alla nostra portata. Ma che non vengono da Marte. Che anche con loro sarà battaglia.
  • L’Italia in partenza per il Mondiale è un misto di esperienza e di facce nuove, non tantissime ma…
  • … molto dotate e con grande voglia di emergere. È vero, le debuttanti sono solo due, Aura Muzzo, centro di Pordenone e Sara Tounesi, seconda linea di Colorno, due ventenni che possiedono talento e determinazione per arrivare molto in alto. Poi c’è un gruppo di ragazze che esordiente non è ma che fa parte della nuova leva azzurra e che non mancherà di fornire il proprio contributo.
  • Ci saranno anche Paola Zangirolami di Padova e Silvia Gaudino di Monza, al passo d’addio con la maglia azzurra…
  • Così ho sentito dire, vedremo se lo faranno davvero. Intanto ci sono, sono con noi e lavorano con l’entusiasmo delle ultime arrivate. Buon segno. Silvia (Gaudino, ndr) è tornata in campo ad aprile, dopo la maternità, Paola (Zangirolami, ndr) è stata fra le protagoniste dello scudetto del Valsugana. IL gruppo sa di poter fare affidamento su entrambe.
  • Favorite per la vittoria finale?
  • L’Inghilterra gode del favore di molti pronostici. È la squadra campione in carica, è espressione di un movimento che si sta avvicinando al professionismo, dispone di una base di praticanti molto ampia. La classifica dell’ultimo Mondiale ha detto: Inghilterra, Nuova Zelanda, Francia e Irlanda. Tre europee nelle prime 4. Un segnale importante, che dice di una superiorità certificata dal campo. Dovessi provare a fare un pronostico, direi Inghilterra o Nuova Zelanda per la vittoria. Anche se il mio amico James Ambrosini, qualche giorno fa, mi ha assicurato che l’Australia verrà al Mondiale con una squadra molto forte. Vedremo.
  • Campionato italiano, il suo Villorba come va?
  • Bene. Direi benissimo. C’è grande entusiasmo e voglia di migliorarsi, in campo vedo tante ragazze, ne arrivano sempre di nuove, alcune dotate di talento, tutte di grande disponibilità.
  • E il campionato?
  • Il livello si è alzato. Ha vinto meritatamente il Valsugana, che in finale ha battuto un sorprendente Colorno. Monza e Mira devono ritrovare stimoli e l’intensità dei tempi migliori, il resto della truppa, Villorba compreso, è su un piano di sostanziale equilibrio.
  • Ottimista per la spedizione in Irlanda?
  • Come si dice? Senza se e senza ma.

 

Le partite dell’Italia alla WRWC 2017:

9 agosto Italia – USA (calcio d’inizio ore 17.30 italiane)

13 agosto Inghilterra – Italia (calcio d’inizio ore 15.30 italiane)

17 agosto Italia – Spagna (calcio d’inizio ore 15.45 italiane)

 

Foto Elena Barbini