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Oggi abbiamo il piacere di ospitare per la nostra rubrica dedicata ai libri un nuovo autore che da poco ha pubblicato il suo primo romanzo. Il motivo dell'intervista è presto detto: il libro racconta per intero una stagione di campionato di rugby, dai primi allenamenti estivi alla partita finale per la qualificazione in serie B. L'argomento quindi non poteva che destare il nostro interesse, e da qui l'idea di pubblicare un'intervista a chi il libro lo ha scritto. Cari amici di Rugbymeet, abbiamo parlato con Roberto Zambon, autore del romanzo “Vero Cuoio”.

 

“Grazie innanzitutto per questa occasione. Il romanzo è arrivato sugli scaffali delle librerie e nei cataloghi degli store online grazie alla fiducia dell'editore e ancora prima grazie alla segnalazione del comitato di lettura del Premio Calvino. Ho infatti partecipato per due volte a questo concorso, con una prima versione (bocciata) e una seconda rivista e migliorata (promossa e finita appunto fra i segnalati del premio, una sorta di top 20 dei meritevoli di attenzione). Da lì una serie di contatti con alcune case editrici, tra cui ULTRA Edizioni di Roma”.

 

Parlaci del libro: che cosa racconta la storia e perché pensi valga la pena leggerlo?

“Partiamo dal presupposto che al momento i romanzi dedicati al rugby in lingua italiana si contano sulle dita di una mano. Per lo più sono titoli autopubblicati, che a volte nemmeno arrivano al grande pubblico. Ci sono poi tantissimi manuali tecnici, antologie di racconti, biografie di sportivi famosi, ma i romanzi puri e duri scarseggiano. Dal mio punto di vista è un peccato, perché se pensiamo al calcio abbiamo autori anche abbastanza famosi come Marco Marsullo che hanno esordito proprio con un romanzo al 100% sportivo. Nel mio piccolo ho raccolto e riordinato i ricordi del passato, elaborando una storia basata sull'ultimo e forse più emozionante campionato della mia carriera rugbystica. Se uno conosce anche solo vagamente il rugby, questo libro rappresenta una summa di tutto ciò che vuol dire tenere in mano una palla ovale”.

 

Anche tu hai giocato a rugby?

“Sì esatto, ho giocato a rugby per 14 lunghi anni, prevalentemente a Rubano, società che ha militato anche in serie A1. Lì, da quando ho compiuto 15 anni fino ai 25-26, ho incontrato alcune persone chiave, soprattutto allenatori ma anche compagni di squadra, che mi hanno insegnato tantissimo sulla disciplina, il rispetto dell'avversario, l'attitudine in partita e altri valori di questi tempi abbastanza introvabili. Quella che si potrebbe chiamare “scuola di vita” per capirci. Poi sono passato al Cus Roma per un semestre e infine al Rugby San Mauro Torinese, con il quale in occasione del mio arrivo, al secondo anno, siamo riusciti a vincere il campionato battendo squadre molto più forti come il Cus Torino. Lì ho deciso che la mia carriera poteva dirsi conclusa, anche se appendere le scarpe al chiodo è stato un trauma”.

 

Quella che nelle tue parole definisci un'esperienza totalizzante...

“Esatto. Il rugby provoca un livello tale di coinvolgimento che potremmo tranquillamente parlare di assuefazione, o per qualcuno anche dipendenza. Per anni scendi in campo “ogni maledetta domenica”, ti infanghi, bevi birra con i tuoi fedeli compagni, corri come un dannato, ululi alla luna per festeggiare, e poi tutto d'un tratto questa cosa finisce, ma non è detto che il tuo corpo e la tua mente siano d'accordo. Ho provato di tutto per disintossicarmi, corsa, bici, nuoto, perfino un patetico corso di kayak. Poi ho iniziato a scrivere, e scrivendo sono riuscito a chiudere definitivamente quel meraviglioso e totalizzante capitolo della mia vita”.

 

“Vero Cuoio” è in vendita e lo potete trovare nella classifica della categoria rugby di Amazon, fa parte della top 5 da qualche mese nelle sezioni “I più regalati” e “I più desiderati”.

 

Per maggiori informazioni rimandiamo al sito Vero cuoio

 

 

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