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È stata l'epoca più brutta per lo sport internazionale, rinchiuso nel nodo gordiano del secondo conflitto mondiale. Il rugby non fu da meno e le limitazioni obbligarono molte nazionali ad interrompere i tradizionali incontri annuali, come quelli del Cinque Nazioni. 

Le nazionali anglosassoni mantennero le proprie tradizioni, organizzando test match tra le proprie rappresentative. 

Tutto era vincolato alle decisioni politiche. In primis quelle del Reich tedesco, a cui il rugby dovette piegarsi per compiacere le decisioni di un governo autoritario. La Germania di Hitler non aveva nel rugby il suo punto di forza. Nel corso degli anni che precedettero la guerra, i nazisti affrontarono le squadre "Alleate" (Paesi Bassi, Italia, Belgio e Francia principalmente). I Bleus furono l'avversario più ostico.

Negli otto test match disputati con i francesi, tra il 1933 e il 1945,  i teutonici ottennero una sola vittoria (nel 1938, partita giocata a Francoforte, finita 3-0).

Per il resto i nazisti conoscevano pochi rivali... del resto cosa ci si aspettava da mediocri avversari come Belgio, Romania e Paesi Bassi. E poi c'era l'Italia, orgogliosa si, ma all'epoca ancora agli inizi dell'avventura ovale (la FIR era nata appena nel 1928).

Il primo test match giocato con la Germania, del nuovo governo hitleriano, risale al 14 maggio 1936, quando gli Azzurri vennero sconfitti a Berlino per 8-19. Il match rientrava nel quadro di un mini-torneo pre-olimpico, giocato in terra tedesca. L'ambizione era quella di riportare il rugby nel programma olimpico, da cui mancava da ben dodici anni, in vista di Berlino 1936. Inutile dirlo, la palla ovale venne esclusa dai giochi.

Successivamente gli Azzurri affrontarono la Germania in occasione di un test match nel gennaio del 1937, a Milano (altra sconfitta). Per la prima vittoria bisognerà aspettare il 14 ottobre dello stesso anno, quando a Parigi l'Italia sconfisse i tedeschi per 9-7.

Il 6 marzo 1938 ecco un altro test, a Stoccarda, e ancora una volta furono i nazisti a trionfare: 10-0. L'11 febbraio 1939 arrivò un'altra pesante sconfitta: all'Arena Civica Gianni Brera l'Italia venne battuta per 12-3. Addirittura, gli unici tre punti Azzurri, arrivarono da un piazzato nel finale messo a segno da Bottonelli (pilone!) 

Questo test match rimase nella storia per l'ammutinamento del nazionale. In realtà la cosa fu ingigantita all'epoca: si disse che Giuseppe Visentin, terza linea dell'Amatori Milano, assieme ad altri giocatori avrebbe presentato una lettera all'allora capitano Paolo Vinci (il più giovane dei fratelli Vinci) chiedendogli di non giocare, visto il suo stato di forma. La FIR, all'epoca sotto la lama tagliente del fascio littorio, interpretò tale comportamento come un'insubordinazione e procedette alla sospensione di quattordici giocatori. Visentin venne (almeno così si disse) radiato anche dall'Amatori Milano. Gli unici a salvarsi dalla squalifica furono Piero e Francesco Vinci (fratelli del capitano) e il pilone Tommaso Fattori (di cui oggi lo Stadio dell'Aquila porta il nome).

Soltanto nel 1940 gli Azzurri strapparono un successo inattesto, in terra tedesca. A Stoccarda, il 5 maggio, la Germania hitleriana venne sconfitta per 0-4. I punti decisivi furono messi a segno da Francesco Vinci, grazie ad un drop al 15', che fece crollare l'ordine di un sistema che si credeva invincibile.

 

Foto Rugby