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Guglielmo Prima. Vuoi scrivere qualcosa su di lui? Vuoi spiegare chi era? Volentieri, ma temo che sia un po’ complicato.

Intanto era un vecchio amico di babbo, poi era un allenatore, un grande allenatore, uno dei due miei formatori come rugbista. Ma soprattutto era un uomo, un amico, una persona che sapeva aiutarti, che sapeva spronarti, un riferimento. Va beh non riesco a scrivere chi era e forse non è quello che voglio. Quello che mi sento di dire è cosa ha lasciato a me ed in molti altri.

Lui voleva vincere. Era uno che sapeva alzare l’asticella, che sapeva come farti andare più forte, era un motivatore. 

Per anni ha allenato il Rugby Livorno ed è riuscito a tenere una squadra nel massimo livello del Rugby nazionale con una squadra composta da dilettanti. Dilettanti lavoratori, stanchi, scorbutici e incazzati ma tremendamente motivati. Se un gruppo di ragazzi poteva rendere normalmente X, con lui era X più “Prima”.

Poi se ne è andato a Prato, e ha portato con se il fattore “Prima”. Pochi anni ed anche loro in serie A, quando quella categoria la sognavano da tempo.

Per lui il rugby era puro agonismo, lottare per vincere sempre, anche contro i più forti. Alla fine si riusciva sempre a vincere, o contro qualcuno o contro te stesso, l’importante era superare il limite.

Ecco cosa mi ha lasciato, superare i limiti per raggiungere gli obbiettivi, senza paure, senza dubbi, credendo in quello che si fa, anche soli contro tutti.

“Impossible is nothing” se l’è inventato l’Adidas, ma per noi è roba già vecchia, superata.  

Avrebbe detto: “fa’ vaini coll’adidass, ni si butta in culo anche a lei!”
Mi mancherà venire a mangiare al Ghinè & Cambrì e finire le cene a urlarci dietro come si deve giocare a rugby, prendendo i bicchieri per spiegare i movimenti della difesa e dell’attacco. Mi mancheranno i tuoi discorsi, i tuoi racconti, le cazzate fatte.

 

Abbiamo perso un rugbista, un uomo e un riferimento. 

E’ una triste giornata per tutti,

ciao Guglielmo

Matteo

 

Le esequie si terranno oggi, 30 dicembre, a Livorno.

Foto Il Tirreno