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Sabato a Firenze, in uno stadio intitolato a un uomo veramente importante nella la storia del nostro sport – il fiorentino Mario Lodigiani – ha schiacciato a pochi centimetri dal palo sinistro della porta delle Fiamme Oro, a tempo scaduto su punteggio di 20 – 20, la palla che ha regalato al suo Viadana il primo alloro della stagione, il trofeo Eccellenza, discendente diretto dell’antica Coppa Italia. Una meta nata per caso, o per quell’insieme quasi magico di ingredienti che fanno di una segnatura decisiva  un evento a tutti gli effetti unico. Una palla strana, innaturale, generata dall'unico lancio rubato alle Fiamme in rimessa laterale a 5 metri, al termine di un lungo e insistito possesso dei mantovani ottimamente contenuto e respinto dai cremisi di Umberto Casellato. Le mani che hanno scritto Viadana per il secondo anno consecutivo (il terzo in totale) sulla base della coppa che Pasquale Presutti ha consegnato a fine gara al capitano per conto della Fir sono, per la cronaca, quelle di Marco Silva, tallonatore al suo primo anno in maglia Viadana, che da poco era entrato in campo dalla panchina.

ï         Tutte le mete si assomigliano, ma nessuna è uguale all’altra. Quella di Firenze….
-          È legata a un momento determinante della stagione e, per quanto il merito vada ovviamente condiviso con tutta la squadra, ne serberò un ricordo fra i più belli della mia ancora giovane carriera.

ï         Ripercorriamola.
-          Sono di Parma, classe 1994,  e con l’Amatori Parma ho cominciato a giocare da ragazzino, un anno l’ho trascorso nell’Accademia Fir di Tirrenia dove ho superato l’esame di maturità, prima di trasferirmi a Colorno dove ho giocato due campionati. Poi un anno a Rovigo e adesso Viadana.

ï         Per gli statistici del nostro sport sei un caso da annali…
-          Quando ero a Parma ho vinto l’equivalente del titolo nazionale under 18 (Trofeo Mario Lodigiani, lo scudetto di categoria non esisteva, ndr) e il titolo under 20, poi a Rovigo lo scudetto 2016 e ora il Trofeo di Eccellenza. Come si dice: nella vita l’importante è esserci!

ï         Da junior hai vestito anche la maglia delle Nazionali…
-          Sia della 17 sia della 18, ho anche disputato un Sei Nazioni under 20 e un Mondiale. Il rugby mi piace, inutile sottolinearlo.

ï         Attualmente cosa fai?
-          Il rugbista a tempo pieno. Ho operato la mia scelta, ho investito su quelle che considero essere le mie potenzialità. Il tempo dirà se questa scelta pagherà. Per il momento so che devo solo dare, e tanto, in termini di sacrificio, impegno e dedizione. Ho anche iniziato il percorso federale di formazione per diventare allenatore, magari cominciando dal minirugby.

ï         Il tuo ruolo è tallonatore…
-          Un ruolo specialistico, con grandi implicazioni legate ad alcune tecniche importantissime per il rendimento di una squadra. Ci sto lavorano quotidianamente. Lanciare bene in rimessa laterale è una delle condizioni che consentono a una squadra di giocare in maniera consistente ed efficace. E poi c’è il tallonaggio e la partecipazione al gioco collettivo. Mi piace il mio ruolo, tanto.

ï         A Viadana come ti trovi?
-          Molto bene. La città è piccola ma vive di rugby, la squadra è una realtà importante e sentita anche dal punto di vista sociale. Direi che la città sommata alla società costituiscono una realtà molto interessante. Per un giovane che si affaccia per la prima volta allo sport che potrebbe diventare la sua professione del futuro; l’ideale.

ï         E la squadra?
-          Tanti giovani intorno a qualche ottimo giocatore di classe e di esperienza. Una dirigenza attenta e puntuale in tutto, appassionata e partecipe ma che mai ci ha messo pressione o imposto traguardi particolari. Sento che questo è un gruppo che si sta formando e che sta crescendo. In futuro darà ai tifosi grandi soddisfazioni.

ï         Intanto c’è una stagione regolare da terminare al meglio. Il giudice ha tolto San Donà dalla corsa al quarto posto. Contento?
-          Contento non è il termine esatto. Mi piace vincere, non arrivare primo perché qualcuno o qualcosa azzoppa il mio diretto concorrente a pochi metri dal traguardo. Quella di San Donà è una questione in cui non intendo entrare. Però è vero, ora per quella quarta poltrona c’è un concorrente in meno. Restano le Fiamme…

ï         Ottimista?
-          Sempre. Ma il calendario che ci attende non è dei più agevoli. Abbiamo Piacenza in casa e Lazio a Roma, praticamente saremo arbitri della retrocessione. Niente partite di fine anno senza ricadute sulla classifica. All’ultima giornata avremo Rovigo…

ï         Vi basteranno 8 punti?
-          Qualcuno dice di sì. Io non mi pronuncio. Penso ai Lyons e alla determinazione con cui scenderanno in campo per salvare la loro stagione. Al resto penserò dopo. E poi pensare troppo…

ï         Secondo Ho Chi Min era un errore, generava confusione…
-          Se penso ai punti che abbiamo lasciato per strada a Padova con il Petrarca o con Reggio, per non parlare del bonus mancato con Calvisano!

ï         Chiudiamo sull’allenatore. Che tecnico è Pippo Frati?
-          Uno che vive di particolari, che non lascia nulla al caso, che ama il rugby e il lavoro. Uno che non si accontenta mai, un vero professionista. 

 

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Foto Martina Sofo