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Alessandro Corbetta, 38 anni, originario di San Donà, avvocato e agente sportivo dal 2002. Con lui proviamo a capire dove sta andando il nostro rugby domestico, nei giorni della (paventata) liquidazione di fatto del Mogliano (scudetto 2013!) e alla viglia della riforma che porterà il nostro massimo campionato a 12 squadre.

ï         Mogliano Rugby sulla via dello smantellamento della rosa?

-          Non sarei così categorico. Qualcuno si muoverà, il dato è certo, e cambierà casacca o residenza nel mercato di gennaio. Da questo a ritenere che sia un danno particolarmente rilevante per il club…

ï         In che senso?

-          La crisi di Mogliano nasce da uno sponsor che aveva garantito dieci e che, al momento, ha versato due. Ora, non è detto che nel prossimo futuro non decida o non sia in grado di sanare quanto dovuto. Mentre è certo che la dirigenza del club ha deciso di muoversi come se quei soldi fossero persi per sempre. Con ciò innescando una serie di reazioni non tutte e non sempre comprensibili. Ripeto, senza il pericolo di retrocedere il club ha tutte le possibilità di uscirne bene, anche pagando in termini di risultati immediati. Intanto abbassando i costi di esercizio.

ï         Mogliano a parte, com’è fare l’agente in un mondo come quello del rugby di club in Italia in questo preciso momento storico?

-          Difficilissimo. Non trovo altri termini. Diventare Raiola con Ibrahimovic fra le mani, in un mondo come quello del calcio di alto e altissimo livello è operazione che potrebbe fare chiunque. Non esagero, anche il ragazzo del bar sotto casa mia. Ma se non hai Ibrahimovic e se non ti muovi fra emiri e miliardari russi… Provare per credere! La parola d’ordine per chi fa il mio mestiere, oggi, è ingegnarsi. Trovare percorsi che rettilinei non sono mai ma che che conducano da qualche parte e non contro un muro.

ï         Fuor di metafora: i rugbisti più pagati in Eccellenza quanto portano a casa?

-          La forbice dei contratti più ricchi è fra i 25 e i 30 mila euro all’anno, più benefits come casa e auto e, in rare circostanze, premi a prestazione.

ï         E quanto sono i fortunati?

-          Una decina, non di più.

ï         Per ogni squadra?

-          In totale.

ï         E i giovani che escono dall’Accademia e che tentano il salto fra i grandi?

-          Dai 10 ai 12mila all’anno, più appartamento e qualche volta auto. Fatte salve alcune eccezioni.

ï         Quali?

-          Diciamo che ci sono club che, in sede di trattativa,  possono mettere sul piatto della bilancia un appeal che altre non hanno…

ï         Il clima, i luoghi d’arte, la cucina regionale?

-          Come no! La verità è che sui ragazzi esercita un grande fascino l’idea di vestire una certa maglia, dal momento che viene considerata il passaporto per contratti più ricchi e palcoscenici più prestigiosi. Per rincorrere questo miraggio, che a volte diventa realtà, sono disposti a firmare condizioni che considero umilianti. Poche centinaia di euro al mese con la promessa di…

ï         Si riferisce a Calvisano e alle Zebre?

-          No, perché?

ï         Parliamo di Pro 14, lì girano soldi veri…

-          Anche perché ai giocatori viene richiesto un impegno che ha poco da spartire con quello dell’Eccellenza o della serie A.

ï         Si dice che alle Zebre c’era chi portava a casa 200 mila euro all’anno. Per arrivare 12esimo su 12.

-          Confermo. Come confermo che stiamo parlando di una realtà tecnicamente fallita, di una società liquidata.

ï         Ma che mercato è quello del Pro 14 italiano?

-          Un non mercato. Un mercato di fatto bloccato dalla Fir che ha imposto la regola del “prima di prendere qualsiasi decisione o di fare offerte è bene che vi mettiate d’accordo fra di voi”. Perciò accade che Mario Rossi, capace in trattativa di strappare un contratto di importo 10, ne ottenga uno che non supera i sette perché, preventivamente, Zebre e Treviso si sono accordate su quanto offrire. E questo non è mercato. Ne è, anzi, la negazione più evidente e conclamata. Finché a Treviso c’è stato Vittorio Munari le cose giravano in un altro senso. Adesso si sono… normalizzate, perché finalmente si è capito cosa intenda la federazione quando predica e consiglia la collaborazione tra le franchigie!

ï         Rugby italiano in crisi tecnica e gestionale. Come se ne esce?

-          Partendo o ripartendo dai club. Non esiste, purtroppo, la controprova, ma sono portato a ritenere che se sette anni fa non avessimo imboccato la strada celtica e avessimo destinato più risorse al rugby di casa nostra…

ï         Una proposta?

-          Basta Pro 14, chiudiamo le Accademie e investiamo 15 milioni in sostegno ai club. Eccellenza a 6, massimo 8 squadre. Tre anni di progetto monitorato e poi si tirano le somme.

ï         Eccellenza a 8? Ma se è già stabilito che passerà a 12 nel 2018…

-          Per far posto alle squadre dell’Accademia, lo so. E preferisco non commentare.

Leggi anche "I Procuratori del rugby italiano: Lanfranco Massimi"

Aggiornamento

Alessandro Corbetta ci ha contattato dopo la pubblicazione dell'intervista rilasciata al nostro Giorgio Sbrocco per precisare che:

-          Intende prendere le distanze dal tono sarcastico con cui l'estensore dell'articolo ha fatto riferimento alla società Calvisano.

-          Il Calvisano Rugby, che ha vinto tre titoli italiani nelle ultime quattro stagioni,  è squadra di grande consistenza e tradizione e la società di cui è espressione è sodalizio solido e ben amministrato, un luogo che molti giocatori italiani, soprattutto giovani emergenti, ambiscono a frequentare. Senza che questo loro legittimo desiderio sia in qualche modo frutto di subornazione da parte di alcuno.

-          Atleti di Petrarca e Mogliano  sono spesso permit players per la franchigia di Treviso, mentre quelli del Calvisano lo sono per le Zebre

-          Il Calvisano è anche formazione che si avvale di quello che considero il miglior tecnico italiano attualmente in attività.

-          La cifra di 15 milioni da destinare ai club di una futura Eccellenza a 6-8 squadre riportata nellìarticolo, deve intendersi nella misura di "un milione per ciascuna squadra". Con ciò configurandosi per Fir il medesimo esborso attualmente indirizzato alle due franchigie di Pro 14.

Staff Rugbymeet

 

Foto Elena Barbini