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Federico “Chicco” Conforti, 25 anni compiuti da poco, padovano, terza linea e capitano del Petrarca, il club nel cui vivaio si è formato, è il vincitore dell’annuale classifica dei migliori giocatori del campionato di Eccellenza. “Un riconoscimento che mi ha fatto molto piacere. Io sono competitivo di natura. Mi piace vincere, punto a vincere sempre, do il massimo di me stesso per raggiungere un traguardo. Questa dell’ MVP era una gara individuale. Sono arrivato primo, la cosa mi ha inorgoglito, ma sinceramente puntavo ad altro”.

  • Scudetto?
  • Scudetto, L’avevamo detto chiaramente a inizio stagione, volevamo migliorare il piazzamento dell’anno precedente. Non ce l’abbiamo fatta. Obiettivo mancato.
  • Per colpa di chi?
  • Prima di tutto del Rovigo, che in semifinale ha giocato due partite molto consistenti e ha meritato di passare il turno.
  • Quella del Battaglini è stata una mezza sorpresa, il Petrarca era favorito…
  • Le partite si vincono sul campo. E noi il campo l’abbiamo trovato bagnato! Battute a parte, in quel maledetto – per noi – primo tempo, a dettare legge sono stati tre giocatori esperti come Basson, Chillon e Rodriguez. Il loro gioco la piede ci ha messo Ko, il resto l’hanno fatto la pressione e la grande prova del pacchetto nelle fasi statiche.
  • E il Petrarca?
  • Battuto sul piano della tenuta mentale. Rovigo ci ha superato nettamente. Prima ancora che prevalere nell’aspetto tecnico e organizzativo ci hanno battuti con la testa. Onore a loro, davvero una grande squadra.
  • Petrarca non pronto alle grandi sfide, dunque?
  • Evidentemente no. La stagione regolare qualche campanello d’allarme l’aveva fatto suonare. Evidentemente non siamo stati in grado di cogliere i segnali, di interpretare il disagio. Dalla sconfitta di San Donà a quella dell’ultima giornata con il Calvisano. A conti fatti il nostro bilancio con Calvisano e Rovigo dice di 3 sconfitte e un pareggio. Un po’ poco per pensare di salire in cielo.
  • Si è anche detto che sul finire della stagione il rapporto con coach Cavinato si fosse incrinato. Non proprio lo spogliatoio contro ma quasi. È vero?
  • Non in questi termini. La squadra non è mai stata contro l’allenatore. Ma è vero che all’interno di un gruppo convivono sensibilità diverse, modi di affrontare le difficoltà a volte molto distanti fra loro. Mi sento di dire che la squadra è stata con Cavinato fino alla fine. Magari qualcuno con qualche sassolino nella scarpa da togliersi. Ma niente di particolare. Abbiamo perso contro avversari che ci sono stati superiori. Anzi, ci tengo a…
  • A?
  • A dire che se fosse dipeso da me, io un altro anno con Andrea Cavinato in panchina l’avrei fatto volentieri. È un tecnico molto preparato e competente, prepara le partite con scrupolo e nei due anni che è stato con noi ci ha insegnato molto.
  • Il Petrarca cambierà molto?
  • Così si dice. Budget ridotto, stranieri non riconfermati, credo rimarrà solo Su’a. Arriveranno tre ragazzi attualmente al Mondiale in Georgia con l’Italia under 20. Quello che non cambierà sarà la nostra voglia di vincere. Se sono rimasto a Padova è solo per conquistare lo scudetto con la maglia della società in cui mi sono formato.
  • E il futuro?
  • Mi piacerebbe allenare, lo faccio già da qualche anno. Ho collaborato con Mattia Dolcetto presso il Centro di formazione under 18 di Padova. So che è stato tagliato. Mi sono messo a disposizione del settore giovanile, attendo proposte. Ho scelto di vivere di rugby, passare dal campo alla panchina mi sembra il percorso più logico.

 

Foto Alfio Guarise