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Anche il 6 nazioni 2019 si é concluso, è giunta quindi l’ora, a palle ovali ferme, di tirare qualche somma fare dei piccoli resoconti e riflessioni sulla problematica infortuni.

Come sappiamo e come diciamo sempre il rugby e un sport di contatto, l’infortunio dunque, volenti o nolenti (parlano le statistiche) fa parte di questa disciplina. Negli ultimi anni però la crescita di infortuni gravi e di lunga durata sembra non cessare, anzi direi proprio che stiamo assistendo ad un incremento massiccio e importante degli atleti fermi per gravi problemi articolari, ossei o contusivi, per farvi capire mettiamo sempre alcuni numeri del torneo 2019 pre e durante la competizione.

Il Torneo è durato 400 minuti diviso su 5 partite da 80. Il tutto dal 1 Febbraio al 16 Marzo, sette settimane totali con una settimana di pausa dopo il secondo e terzo turno.

Di seguito il numero di infortuni che hanno impedito ai giocatori di saltare almeno una partita:

Italia: 7

Inghilterra: 10

Irlanda: 13 infortuni

Scozia: 20 infortuni

Galles: 11 infortuni

Francia: non pervenuti

A questo link i dettagli degli infortuni delle Union Britanniche

 

Di questi sono più del 60% i traumi articolari da trauma diretto o indiretto, 20% muscolari, 10-15% concussioni e traumi cervicali, il restante % viene registrato come contusioni, influenze ecc..

Il rugby sta diventando sempre più logorante, sempre più veloce e, di conseguenza, sempre più uno sport ad alto rischio infortuni. Bene, questo lo sappiamo, ma come fare per cambiare questa tendenza?

Più lavoro fisico sugli atleti? Cambiamento del regolamento? Gestione diversa dei giocatori? Quanto questa tendenza all’infortunio sarà possibile da invertire?

Vi propongo un piccolo spunto:

Tutti i club professionistici hanno una pianificazione precisa e dettagliata dell’impegno dei loro atleti in termini di minutaggio, ore di lavoro svolte su campo e in palestra oltre a altri mille parametri per la valutazione fisica dei giocatori, ma prima di arrivare ad essere atleti professionisti…

Stiamo tutti monitorando lo sviluppo coordinativo e fisico dei nostri atleti a partire dalle giovanili? Stimo monitorando le problematiche di accrescimento, i piccoli infortuni durante le attività dei club giovanili e seniores e risoluzioni dei problemi? Stiamo creando una base muscolo scheletrica, mentale e con capacità tecniche coordinative importanti  per arrivare a prevenire infortuni durante le fasi di gioco? Stiamo monitorando quanto tempo si allenano e come per essere pronti a giocare uno sport cosi complesso e veloce?

Io credo proprio che siamo molto distanti dall’avere in mano risposte a queste domande.

 

Di Matteo Arbelti - Dottore in Scienze delle attività Motorie. Personal Trainer ed ex preparatore atletico di Zebre Rugby e GranDucato Parma Rugby.

 

 

Risultati e classifica della 5° giornata di Guinness Sei Nazioni 2019 - clicca sul match per tabellino e statistiche

Foto Alfio Guarise

 

 

 

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